Gli anni del linguaggio, storia dell'Architettura di un decennio formidabile

Nella primavera del 1968 le spinte divergenti che hanno caratterizzato gli anni del Big Bang sono attraversato da una spirito nuovo di Libertà. Sono questi anni molto fertili per la produzione artistica tutta e per una più consapevole lotta contro le disuguaglianze razziali, la figura della donna e la lotta contro la Guerra.

Al campo estetico si sovrappone quello etico in ogni luogo di produzione di arte e architettura, infatti Marcuse è tra i primi a indicare la relazione tra la sfera politica e quella artistica.
Alla fine degli anni '60 fa la sua apparizione il Personal Computer, mezzo di grande impatto per la controcultura americana e per lo sviluppo dell'individuo in generale.
The oblique function, Claude Parent e Paul Virilio


Nel settore del design vi è un ricco fiorire di nuove forme, tessuti e colori predisposti in maniera del tutto innovativa.
Alla Biennale di Venezia del 1070 si rivendicano le ricerche di una spazialità "diagonale", promossa da Claude Parent e Jean Renaudie.
Ricerche analoghe possono essere intraviste  nel Mummers Theater progettato da John Johansen nel 1971 e demolito purtroppo nel 2015. In questo caso Johansen dà corpo alla musica che esplode nello spazio distaccando le varie parti e riconnettendole con una serie di tubi.


Mummers Theater, John Johansen
Grande importanza ha il concorso del 1971 vinta da due giovanissimi architetti per la costruzione di un centro di arte contemporanea ricavato dall'abbattimento dei mercati delle Halles a Parigi.
Il concorso viene vinto da Renzo Piano e Richard Rogers che pongono all'esterno la struttura, gli impianti e la circolazione all'esterno dell'edificio , lasciando ampia libertà in pianta all'interno, predisponendo delle tramezzature leggere facilmente ricomponibili.

Centre Pompidou, Renzo Piano e Richard Rogers
La grande libertà che caratterizza questo decennio si riflette quindi anche nella tipologia edilizia adottata, o meglio nell'adozione di  un non-modello da contrapporre ai tipi edilizi adottati nel posto dopoguerra. Nasce in questo contesto l'interesse per le scale intermedie dell'abitare, per quei sistemi complessi di spazi collettivi per i quali è necessario uno studio approfondito e condiviso; si parla infatti di "architettura della partecipazione", architettura che preveda la partecipazione attiva dei futuri fruitori.
Uno degli esempi principali di questa corrente è la MèMè di Lucien Kroll, un dormitorio per studenti a Bruxelles che ha visto l'ampia partecipazione degli studenti della progettazione e nella costruzione degli alloggi stessi, nonchè degli spazi condivisi e collettivi.
Dormitori per studenti, Università di Louvain. Bruxelles, Lucien Kroll
Il risultato è un patchwork informale che mette in crisi le correnti tradizionaliste e quelle moderniste, oltre che l'idea stessa di una macrostruttura che inglobi più funzioni nel medesimo luogo.

Le sperimentazioni più ardite  sulle macrostrutture prendono però luogo nel Nord Europa nell'ambito del Cohousing che si potrebbe tradurre in italiano come "co-residenza". Jan Gudmand-Hoyer pubblica nel 1968 un articolo fondamentale che ne promuove i principi: la multigeneralità degli utenti, l'uso collettivo di alcuni spazi, l'organizzazione del processo progettuale  dal basso.
Punto più alto della ricerca architettonica sul Cohousing è senza dubbio il Byker Wall a NewCastle in Scozia ad opera di Erskine.
Erskine progetta un grande muro ondulato sia in pianta che in sezione che crea una barriera e allo stesso tempo uno scudo rispetto alla cittadina sviluppatasi più in orizzontalità che in verticalità.
Byker Wall, Ralph Erskine
Alla dimensione umanistica ritrovata delle correnti architettoniche si contrappone un movimento nuovo che mette al centro la lingua, la semantica propria dell'architettura stessa.
Si rivendica la libertà, la consapevolezza e la partecipazione dell'individuo ai processi sociali ma allo stesso tempo si pone di nuovo l'accento sul linguaggio e sull'uso dello stesso in sè .
Maggiori esponenti di questa nuova corrente sono i NY Five, cinque architetti tra i quali spicca la figura di Peter Eisenman.
Per Eisenman nessuna soluzione è avvenuta nell'architettura moderna perchè persiste la stessa posizione del Rinascimento che pone l'Uomo al centro; bisogna spostare fuori dall'uomo le riflessioni e i ragionamenti sull'arte e più in particolare sull'architettura.
E' con Eisenman che l'architettura diviene  un testo che rappresenta la struttura formale della rappresentazione avulsa da componenti socio-ideologiche.
L'architettura quindi ,se per Kroll è processo politico e sociologico, per Eisenman diviene pretesto, atto formale non per forza riconducibile a scopi più alti.
House II, Peter Eisenman




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